IL RICATTO (BS)
GENERE: Thriller
ATTORI: John Cusack, Allen Leech, Elijah Wood
REGIA: Eugenio Mira
ANNO: 2013
NAZIONE: Spagna
DURATA: 90
LINGUE: italiano, inglese
SOTTOTITOLI:
CONTENUTI EXTRA:
SUPPORTO: Blu Ray
REGIONE:
FORMATO VIDEO:
FORMATO AUDIO:
CENSURA:
DISPONIBILITA: In 7/10 giorni
PREZZO : 14,99 €
Tom Selznick torna sulle scene dopo 5 anni di assenza. La più grande promessa della musica classica è stato a lungo lontano dai palchi a causa di una clamorosa figuraccia durante l'esecuzione di un brano particolarmente difficile, La cinquette, composta dal suo mentore e maestro, ora deceduto. Per il ritorno di Selznick è stato organizzato un concerto-evento durante il quale il pianista scopre di essere sotto tiro da parte di un cecchino che ha una lunga serie di buone motivazioni per costringerlo tramite la paura della morte ad eseguire alla perfezione un fuori-programma: La cinquette, proprio il brano che non era riuscito mai ad eseguire alla perfezione e dal cui fallimento sembrava non potersi riprendere più.
Non c'è mistero nè volontà di nascondersi dietro un dito nel divertito calco che Eugenio Mira compie di molti stilemi della suspense hitchcockiana. Non solo il continuo riferimento alla Paura in palcoscenico ma anche l'uso estremo (e non troppo riuscito come effetto speciale) dei trasparenti all'interno di piani sequenza, i riflessi nel vetro che rivelano un dettaglio determinante o gli stratagemmi del protagonista per rigirare le situazioni a proprio vantaggio, tutto grida Hitchcock e lo fa senza vergogna.
Come se volesse allargare a dismisura la dinamica della nota scena alla Royal Albert Hall di L'uomo che sapeva troppo, Mira lavora ad oltranza sulla dinamica di un uomo che ha un'arma puntata contro di sè all'interno di un teatro in cui nessuno è a conoscenza del fatto, per operare un'unica grande allegoria: stare su di un palco ed esibirsi avendo un'arma puntata contro come estrema concretizzazione della paura degli occhi puntati addosso.
Il protagonista Tom Selznick ha il principale problema della paura di esibirsi (almeno prima di venire a sapere che il suo nuovo principale problema è un fucile puntato addosso) che in Grand Piano passa da fobia a rischio, cioè lo sconfinamento materiale di un concetto teorico, il fatto che al primo errore verrà letteralmente ucciso da uno sparo come del resto si sentirebbe morire se sbagliasse sotto gli sguardi di tutto il pubblico.
Già compositore per diversi film Eugenio Mira coniuga le sue due passioni in un film che mette la partitura al servizio della trama, lavorando di passaggio in passaggio per inventare nuovi spunti che non rendano ripetitiva la situazione del povero Selznick, pianista pieno di talento costretto all'eccellenza alla stessa maniera e (sembra intuire) con la medesima violenza dall'opinione pubblica e da un cecchino. Forse per questo motivo il finale a (relativa) alta quota suona più corretto teoricamente, come tipica conclusione di una parabola hitchcockiana, che nella sua attuazione, grossolana e salvata solo da un indubbio divertimento nell'esagerare.
Perchè Grand Piano è un film conscio della propria poca serietà che senza eccessive pretese mira ad intrattenere dal basso, divertendosi assieme allo spettatore. Nella storia che chiude il protagonista in una situazione apparentemente senza possibile uscita ma che in realtà conduce a molteplici cambi di ritmo, fronte ed eventi, esiste un'onesta ricerca del piacere dello stupore che inevitabilmente conduce ad un finale forse dalle proporzioni esagerate ma divertente se non lo si approccia con aspettative fuori luogo.
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